Consigli per lavorare a Barcellona

La crisi economica ha colpito molto l’Italia portando molti giovani a cercare fortuna in altre città Europee. Fare un’esperienza all’esterno non solo fornisce una grande opportunità per aumentare la propria esperienza culturale e personale ma è anche molto valorizzata dalle imprese. Le mete più gettonate dai giovani di tutta Europa sono gli Stati Uniti, il Canada, l’Australia mentre in Europa, una delle mete più ambite è Barcellona, che a dispetto delle crisi spagnola, grazie al suo grande turismo e alla qualità di vita genera molto lavoro.

Vediamo in dettaglio cosa fare per cercare lavoro a Barcellona.

Se decidete di cercare lavoro in questa bellissima città la prima cosa è cercare un posto dove vivere, questo potrebbe richiedere alcuni giorni, quindi nel frattempo vi consiglio di riservare dall’Italia un appartamento a Barcellona, o potete cercare sui vari siti, come Loquo o Idealista, un appartamento da condividere con altre persone.

Per il lavoro non avrete problemi: tutti i cittadini europei possono lavorare a Barcellona ma se si vuole vivere qui per più di tre mesi è necessario il NIE (Numero de Identificacion de Extranjero).

Per trovare lavoro, la cosa migliore è usare internet, iscriversi in tutte le pagine di lavoro, come Infojobs, Infoempleo, Jobpilot, Monster, Bcnred e rivolgersi alle varie agenzie interinali come ad esempio Adecco, Manpower, Micheal Page, e ovviamente consultare periodicamente questa pagina.

Per quanto riguarda la lingua, è da ricordare che Barcellona, essendo parte della Catalogna, la lingua ufficiale è il catalano, una sorta di misto tra italiano, francese e spagnolo. Tutti gli abitanti sono bilingue e non avranno problemi a comprendervi, ma per il lavoro molte volte può essere richiesta almeno una minima conoscenza, quindi se potete appuntatevi a qualche corso di catalano, per i principianti la Generalitat svolge diversi corsi gratuiti.

I lavori più richiesti a Barcellona, sono quelli riguardanti l’informatica: programmatore, disegnatore web, tecnico di reti; commerciali: telefonisti, molte imprese come Grupon, Offerum, Grupalia, ecc. ricercano spesso personale che parli italiano. Ovviamente essendo una città turistica più lingue parlate più possibilità avrete di trovare lavoro, in generale si cerca molto personale con inglese o francese o tedesco.

Situazione mercato del lavoro in Spagna e previsione per il 2013

In questi giorni è stato presentato a Madrid l’Informe Infoempleo, realizzato dal portale online di ricerca di lavoro Infoempleo.com e da Adecco, che si propone di fotografare la situazione lavorativa del mercato spagnolo, fornendo dati attuali e proiezioni per il 2013. L’evento, giunto ormai alla quindicesima edizione e che ha visto la presenza di diversi esponenti di spicco delle entità organizzatrici, ha evidenziato diverse realtà.

Dati dello studio sul mercato del lavoro in Spagna:

  • Madrid si mantiene come la regione leader nel generare posti di lavoro, con il 20,90% dell’offerta totale. Catalunya e Paesi Baschi seguono conservando rispettivamente la seconda e la terza posizione.
  • I settori industriale, della consulenza e dell’informatica sono quelli che meglio hanno risposto alla crisi, mantenendo gran parte degli impieghi. Al contrario, il settore della costruzione è quello che maggiormente è stato colpito dalla crisi economica.
  • La funzione commerciale è in costante crescita anno dopo anno e nel 2011 ha sommato il 48,10% del totale delle offerte di lavoro.
  • Il 50,29% delle offerte di lavoro è stato destinato al segmento di età compreso tra i 26 e i 35 anni. Tanto i professionisti con oltre 46 anni, quanto i minori di 25 continuano ad essere quelli che ricevono un minor numero di offerte di lavoro.
  • Il 20,53% delle offerte sul mercato lavorativo spagnolo sono dirette a candidati con formazione professionale, nei settori della meccanica, elettricità, elettronica e amministrazione.
  • Quasi la metà delle offerte richiedono espressamente un determinato titolo universitario. Tra questi le lauree tecniche sono le più richieste, con un 46,7% del totale delle offerte di questo segmento, quelle umanistiche (4,19%) le meno richieste.
  • La conoscenza delle lingue continua ad essere un ottimo alleato nella ricerca del lavoro, e in particolare la conoscenza di lingue locali come il catalano o il b0asco viene sempre più valorizzato dagli imprenditori locali.

Previsioni mercato del lavoro in Spagna per il 2013:

Gli scenari immaginati dallo studio per il prossimo anno sono basicamente tre, e tutti partono da una distinata previsione annuale della crescita del prodotto interno lordo (PIB), a seconda che sia positiva, neutra o negativa.

Con scenari di crescita zero o negativa il settore dei servizi sarà quello che presumibilmente genererà lavoro, seguito a grande distanza dal settore industriale. Distanza che si ridurrebbe notevolmente qualora si registrasse una crescita del PIB, fino al punto in cui la situazione di ribalterebbe e il settore industriale sarebbe il leader nella creazione di posti di lavoro.

Per quanto riguarda invece la distribuzione geografica delle offerte lavorative, anche nel 2013 Madrid sarà la comunità che genererà più impiego, seguita dalla Catalunya, dai Paesi Baschi e dall’Andalusia.

Alimentaria 2012 Barcellona

Inizia oggi a Barcellona l’edizione 2012 di Alimentaria, il salone internazionale dell’alimentazione e delle bibite, che avrà luogo nella capitale catalana dal 26 al 29 di marzo presso la Fiera di Barcellona (Fira de Barcelona). Molte le attività che verranno proposte in questi quattro giorni di fiera, poiché come si può leggere nel sito ufficiale:

Alimentaria non è solo un enorme mercato internazionale, è anche una agorà per il dialogo, lo scambio, l’informazione, la conoscenza e uno spazio per individuare tendenze. (…) Inoltre Alimentaria offre la possibilità alla sua azienda di partecipare e ottenere così la massima visibilità e notorietà”. Un appuntamento imperdibile dunque per i professionisti dell’alimentazione e della ristorazione, ma anche per buongustai e appassionati di cucina… buon appetito!

La controriforma spagnola che cancella Zapatero (Parte 3)

Così fan tutti, lo ha esposto in chiaro Francisco Camps, presidente della comunità valenciana  anche lui sotto accusa per traffici illeciti col genero del Re: se ti chiama per proporti un affare qualcuno che ha molti soldi e molto potere come fai a chiudergli la porta in faccia? Il caso Eurovegas è lì a dimostrarlo. Se poi ti chiama Iñaki Urdangarin, duca di Palma, marito dalla figlia di Juan Carlos, puoi forse questionare? Ecco, il modello. Puoi anche chiedere sacrifici, ai cittadini, ma devi indicare una meta, se possibile diversa dal tavolo verde. Devi combattere la corruzione, scrivere leggi giuste per il bene comune. Questo dice il sindacato che si prepara alla sciopero generale. Questo dicono i lavoratori senza lavoro, rabbiosi, i giovani indignati e gli studenti che con la loro astensione dal voto hanno determinato la vittoria del Ppe. “Non ha vinto il Ppe, ha perso il Psoe”, lo dicono gli editorialisti sui giornali e i baristi alla macchina del caffè. Dalle liste progressiste andaluse per questa tornata elettorale è stata esclusa Pilar Navarro, giovane brillante giurista vincitrice di molti premi internazionali, campionessa di pallacanestro ed eletta alle scorse regionali con record di voti. “In politica si perde troppo tempo con regolamenti di conti propri della mafia, e non parlo solo del Psoe”. Non solo.

Publico, il giornale progressista del miliardario trotkista Jaume Roures, ha chiuso da un giorno all’altro, senza preavviso, venerdì  4 febbraio. Aveva sostenuto Carme Chacon alle primarie del Psoe, poi ha vinto Rubalcaba. Una ragione sufficiente? L’anno passato aveva venduto in media 75mila copie, l’editore ha chiuso applicando le nuove regole sul lavoro che fino al giorno prima il suo giornale aveva combattuto. Licenziati, e basta. Quella settimana Roures, produttore di Woody Allen, era a Los Angeles per gli Oscar. Un uomo di sinistra. Non una polemica, non una parola da nessuno. Va così, e basta. Allora ecco che la discussione sui diritti civili, la scuola pubblica e la salute, il matrimonio gay e il divorzio breve diventano un lusso, e ora non c’è più nemmeno nessun giornale ad ospitarle. Più della metà dei giovani è senza lavoro. I cinquantenni vanno a lezione di norvegese per offrirsi come manodopera in quel paese, 500 persone in lista d’attesa in una scuola di Madrid. Fioriscono, sostenuti entusiasticamente dal governo, i “minijob” a 5 euro l’ora. I ragazzi coltivano l’indignazione come un’erba medicamentosa e incendiano i cassonetti nel centro delle città, il governo è molto preoccupato per la foto del rogo in prima pagina sul New York Times: un grave danno di immagine al paese.

Gli artisti e gli intellettuali cresciuti col socialismo sono alle prese con un complicato compito: spiegare, spiegarsi come tutto questo sia stato possibile nel volgere di pochi mesi. La grande discussione è attorno al tema della memoria: corta, cortissima, negata, rimossa. Un male sociale e culturale, la memoria corta degli spagnoli. A teatro è un fiorire di spettacoli sul tema del non so non ricordo. Saggi e romanzi narrano a profusione delle rimozioni collettive dalla guerra civile in avanti. Letterati e giornalisti discutono di come sia

stato possibile, per esempio, che l’opinione pubblica abbia liquidato come inevitabile la condanna a Baltasar Garzon, oggi inibito dallo svolgere le sue funzioni di magistrato. Garzon negli anni Ottanta e Novanta è stato un simbolo della nuova Spagna, un eroe. Altro che Guardiola. Ha messo sotto accusa Pinochet, i criminali franchisti, corruttori di ogni genere e latitudine, di passaggio anche Berlusconi all’epoca della Cinco, la tv iberica. Il Tribunale Supremo lo ha condannato per aver utilizzato intercettazioni telefoniche che non avrebbero dovuto essere registrate nell’ambito di un’indagine su una gigantesca rete di corruzione che riguarda il Ppe.

Una irregolarità di metodo. Nel merito, sintentizza Javier Cercas, autore  de I soldati di Salamina , “è stato  processato per aver cercato di fare quello che avrebbe dovuto fare lo Stato”. Fare giustizia di un sistema corrotto in modo atavico, cercare la verità sui crimini della  guerra civile. Esperanza Aguirre ha definito quello della condanna “un  giorno allegro per  la democrazia”. Javier Marias lo scrittore ha osservato dolente: “Sebbene  non tutto il Ppe sia  di estrema destra  né franchista quasi  tutti gli individui  franchisti e di  estrema destra sono nel Ppe, e lo votano. Si tratta  del partito  –  non so se tutti lo ricordano  – che ci governa e ci governerà per molto  tempo, tra l’altro  con maggioranza  assoluta”.  Da domenica  prossima proba bilmente anche in  Andalusia. La po polarità dei partiti  politici è al minimi  storici, il Ppe vince  le elezioni a massi mo livello di asten sione, il Barca vin ce la Liga. Si annuncia un match fra il Bingo di  Las Vegas e la sveglia alle sei di  Guardiola, partita silenziosa e  sotterranea. Anche questo è un  problema di immagine, a suo  modo. Di quale sia l’immagine  che la Spagna ha di sé.

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La controriforma spagnola che cancella Zapatero (parte 2)

I segnali indicano le consuete scorciatoie: il bingo, per esempio. Un bingo megagalattico, questa l’idea più brillante al momento. Mentre nelle scuole di Valencia manca il riscaldamento a gennaio e in quelle di tutta la Spagna si sciopera per i tagli, pesantissimi, all’istruzione Esperanza Aguirre e Artur Mas, rispettivamente presidenti della comunità di Madrid e di quella catalana, si contendono la costruzione nel loro territorio di Eurovegas, la nuova mecca dei casinò. Il magnate di Las Vegas Shelson Adelson gioca con loro come il gatto coi topi: rilascia interviste in cui batte all’asta fra le due capitali il suo investimento  –  “sono qui con 17 mila milioni di euro, chi li vuole?”  –  e chiede in cambio esenzione assoluta dalle leggi spagnole in materia di fisco, lavoro, ambiente, urbanistica. Persino dalla legge sul fumo nei locali pubblici. Dice, in  sostanza: arrivo coi soldi ma faccio a modo mio. Le mafie, di cui la Spagna è gradita filiale estera, sono in vigile speranzosa attesa. I signori degli appalti e subappalti in grandi manovre.

Tagliare in istruzione e sperare nei proventi dei casinò mandando i cittadini a giocare alla roulette non è esattamente un modello di sviluppo lungimirante né generoso. Non la cultura ma la fortuna, ecco cosa ci serve, e pazienza per le generazioni che verranno. Allo stesso modo Barcellona, che vent’anni dopo ancora campa sulla visionaria oculatezza del suo modello olimpico, ripone oggi le principali speranze di crescita turistica sul Mobile World congress, il congresso mondiale della telefonia cellulare che si farà qui fino al 2018, settantamila turisti d’affari che in tre giorni muovono 300 milioni di euro, un fine settimana lungo in cui eserciti di manager soprattutto orientali mangiano paella e comprano a  due soldi le case che le banche mettono in vendita sottocosto, dopo averle sequestrate a chi  – migliaia e migliaia di persone  –  non poteva più pagare il mutuo.

In questi giorni lo spettacolo della città la mattina presto sembra il set di un film di Almodovar, una scena da titoli di testa. Nugoli di cinesi in cappotto di cache mire incrociano al semaforo centinaia di bambini che vanno a scuola per mano ai genitori. Tutti i cinesi portano la ventiquattr’ore. Tutti i bambini la maglia di Messi. Tutti, come per una occulta regia. Il Barca, e il calcio in generale, è del resto l’unica risorsa nazionale indiscussa. Favorisce l’export, persino. I manager asiatici chiedono biglietti al Nou Camp come benefit della trasferta, il presidente della Generalitat chiude affari miliardari in Marocco promettendo un posto fisso in tribuna ai membri del governo. Pep Guardiola, l’allenatore della squadra catalana, è eroe nazionale. Un modello, lui sì.

“Mi sveglio ogni mattina alle sei con un impegno per la giornata. Provo a realizzarlo, ogni giorno, senza lasciare che niente mi distragga dal lavoro che ho da fare entro sera. A volte penso che se ogni spagnolo

facesse la stessa cosa sarebbe diverso. Non vedo le mie figlie crescere. Mi domando quanto valga la pena remare contro la corrente”. E’ questa, ha detto giorni fa a un suo fraterno amico, la ragione per cui Pep medita di lasciare: non tanto né solo per ragioni sportive, soprattutto per questa. La fatica di remare contro corrente. Perché in effetti: come può essere lo stesso paese quello in cui i bambini (e i loro genitori) venerano come un mito un uomo schivo e soberrimo e il paese in cui il genero del Re –  del Re! – replicando un modello di comportamento diffuso è sotto processo per false fatturazioni, sospettato di essersi arricchito chiedendo soldi in cambio di servizi mai resi dalla sua società?

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