Il settore chimico in Spagna: le aziende principali

Il settore chimico spagnolo, con oltre 3600 aziende dedicate a questa attività, rappresenta circa il 10% del totale della concentrazione industriale spagnola, consolidandosi in questo modo come il quarto maggior settore industriale, dopo quelli dell’alimentazione, delle bibite e del tabacco (19% in totale), della metallurgia e dei prodotti metallici (17%) e del materiale di trasporto (15%).

Il settore chimico spagnolo occupa la settima posizione in produttività scientifica a livello mondiale, tuttavia come altri settori soffre ora della crisi che affligge l’economia del paese, con conseguenze negative sull’investigazione chimica.

Tra le principali aziende del settore chimico spagnolo ci sono:

3M España, che si occupa della fabbricazione e commercializzazione di prodotti d’ufficio, pulizia, adesivi, chimici, ecc.

Air Liquide España: società creata nel 1909, leader mondiale nella produzione e commercializzazione di gas industriali e medicinali.

Arkema Quimica: azienda che raggruppa tre settori di attività; prodotti vinilici, chimica industriale e prodotti tecnici.

Basf España: BASF è l’azienda chimica leader onciale. Offre soluzioni intelligenti e prodotti sofisticati (chimici, plastici, per l’agricoltura, ecc.).

Bayer: azienda multinazionale con competenze chiave negli ambiti della salute, nutrizione e materiali ad alte prestazioni.

Carburos Metálicos: è la compagnia leader in Spagna nel settore dei gas industriali e medicinali, appartiene al gruppo Air Products.

Cognis Iberia: azienda affiliata in Spagna al gruppo Cognis. I suoi clienti principali si trovano nel mercato dei prodotti cosmetici, nel settore dei detergenti e nell’industria della nutrizione e della salute.

Dow Chemical Ibérica: compagnia che unisce chimica e innovazione ai principi di sviluppo e sostenibilità. Offre un’ampia gamma di prodotti, dall’acqua potabile, agli alimenti, medicinali, fino persino a vernici, materiale d’imballaggio e prodotti per l’igiene personale.

Ecros: gruppo industriale dedicato alla fabbricazione e al commercio di prodotti basici per l’industria chimica e farmaceutica.

Fertiberia: offre la gamma più completa di fertilizzanti e nutrienti specifici per l’agricoltura.

Cepsa Química: produce e commercializza oltre tre milioni di tonnellate di prodotti petrolchimici all’anno.

Maxam: leader nello sviluppo, nella fabbricazione e nella commercializzazione di esplosivi per miniere e opere pubbliche, proiettili e polveri da caccia, prodotti per l’industria della difesa.

Repsol: salute, igiene, alimentazione, sicurezza, trasporti, informatica… sono solo alcune delle aree nella quale Repsol si distingue.

Rhodia Iberia: leader mondiale nella produzione di specialità chimiche nei mercati diversificati, come quello dell’elettronica, della cura della persona, ecc.

Solvay Ibérica: gruppo chimico che offre un’ampia gamma di prodotti e soluzioni per il miglioramento delle qualità di vita.

Previsioni mercato del lavoro in Spagna

L’utilizzo di nuove tecnologie potrebbe creare fino a 218.000 nuovi posti di lavoro in Spagna da qui al 2020, permettendo inoltre un risparmio potenziale di oltre 600.000 milioni di euro, ai quali si aggiungeranno altri 65.000 milioni di nuovi ingressi che verranno generati tramite la creazione di nuove opportunità imprenditoriali. Queste cifre provengono dallo studio “Spain 20.20”, realizzato dal Club de Excelencia en Sostenibilidad, un’associazione di imprenditori formata da un gruppo di ventidue grandi aziende che scommettono sulla crescita sostenibile, e dieci partner.

Sebbene si tratti di previsioni, forse eccessivamente ottimiste tenendo in conto le condizioni attuali del paese, gli autori dello studio assicurano che per raggiungere questo panorama ideale bisognerà investire oltre 137.000 milioni di euro e poter contare sulla “volontà e il coraggio della società in generale, e che vengano messi gli interessi comuni davanti a quelli individuali, con collaborazioni a lungo termine tra tutte le parti implicate”.

Quel che è certo è che queste cifre sembrano fare a pugni con le previsioni delle autorità economiche: recentemente il Fondo Monetario Internazionale ha affermato che nel 2017 la Spagna avrà un tasso di disoccupazione di circa il 20%. Sono molte le istituzioni che offrono previsioni sul futuro della situazione lavorativa in Spagna, ad esempio Randstad, che prevede che durante la stagione estiva verranno firmati oltre mezzo milione di nuovi contratti, un 2% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno passato. Se consideriamo che il lavoro stagionale in estate si basa in gran parte sul turismo incontriamo però subito un’incongruenza: il Banco de España ha previsto di fatto che il settore continuerà anche nel secondo trimestre del 2012 la caduta iniziata nei primi tre mesi dell’anno. In aprile le entrate fatti registrare da turisti non residenti sono diminuite del 1,7% e il numero di prenotazioni alberghiere ha fatto registrare un meno 4,6%. Insomma, come al solito si tratta di previsioni, e proprio per questo questi dati vanno presi con le pinze.

Situazione mercato del lavoro in Spagna e previsione per il 2013

In questi giorni è stato presentato a Madrid l’Informe Infoempleo, realizzato dal portale online di ricerca di lavoro Infoempleo.com e da Adecco, che si propone di fotografare la situazione lavorativa del mercato spagnolo, fornendo dati attuali e proiezioni per il 2013. L’evento, giunto ormai alla quindicesima edizione e che ha visto la presenza di diversi esponenti di spicco delle entità organizzatrici, ha evidenziato diverse realtà.

Dati dello studio sul mercato del lavoro in Spagna:

  • Madrid si mantiene come la regione leader nel generare posti di lavoro, con il 20,90% dell’offerta totale. Catalunya e Paesi Baschi seguono conservando rispettivamente la seconda e la terza posizione.
  • I settori industriale, della consulenza e dell’informatica sono quelli che meglio hanno risposto alla crisi, mantenendo gran parte degli impieghi. Al contrario, il settore della costruzione è quello che maggiormente è stato colpito dalla crisi economica.
  • La funzione commerciale è in costante crescita anno dopo anno e nel 2011 ha sommato il 48,10% del totale delle offerte di lavoro.
  • Il 50,29% delle offerte di lavoro è stato destinato al segmento di età compreso tra i 26 e i 35 anni. Tanto i professionisti con oltre 46 anni, quanto i minori di 25 continuano ad essere quelli che ricevono un minor numero di offerte di lavoro.
  • Il 20,53% delle offerte sul mercato lavorativo spagnolo sono dirette a candidati con formazione professionale, nei settori della meccanica, elettricità, elettronica e amministrazione.
  • Quasi la metà delle offerte richiedono espressamente un determinato titolo universitario. Tra questi le lauree tecniche sono le più richieste, con un 46,7% del totale delle offerte di questo segmento, quelle umanistiche (4,19%) le meno richieste.
  • La conoscenza delle lingue continua ad essere un ottimo alleato nella ricerca del lavoro, e in particolare la conoscenza di lingue locali come il catalano o il b0asco viene sempre più valorizzato dagli imprenditori locali.

Previsioni mercato del lavoro in Spagna per il 2013:

Gli scenari immaginati dallo studio per il prossimo anno sono basicamente tre, e tutti partono da una distinata previsione annuale della crescita del prodotto interno lordo (PIB), a seconda che sia positiva, neutra o negativa.

Con scenari di crescita zero o negativa il settore dei servizi sarà quello che presumibilmente genererà lavoro, seguito a grande distanza dal settore industriale. Distanza che si ridurrebbe notevolmente qualora si registrasse una crescita del PIB, fino al punto in cui la situazione di ribalterebbe e il settore industriale sarebbe il leader nella creazione di posti di lavoro.

Per quanto riguarda invece la distribuzione geografica delle offerte lavorative, anche nel 2013 Madrid sarà la comunità che genererà più impiego, seguita dalla Catalunya, dai Paesi Baschi e dall’Andalusia.

La controriforma spagnola che cancella Zapatero (Parte 3)

Così fan tutti, lo ha esposto in chiaro Francisco Camps, presidente della comunità valenciana  anche lui sotto accusa per traffici illeciti col genero del Re: se ti chiama per proporti un affare qualcuno che ha molti soldi e molto potere come fai a chiudergli la porta in faccia? Il caso Eurovegas è lì a dimostrarlo. Se poi ti chiama Iñaki Urdangarin, duca di Palma, marito dalla figlia di Juan Carlos, puoi forse questionare? Ecco, il modello. Puoi anche chiedere sacrifici, ai cittadini, ma devi indicare una meta, se possibile diversa dal tavolo verde. Devi combattere la corruzione, scrivere leggi giuste per il bene comune. Questo dice il sindacato che si prepara alla sciopero generale. Questo dicono i lavoratori senza lavoro, rabbiosi, i giovani indignati e gli studenti che con la loro astensione dal voto hanno determinato la vittoria del Ppe. “Non ha vinto il Ppe, ha perso il Psoe”, lo dicono gli editorialisti sui giornali e i baristi alla macchina del caffè. Dalle liste progressiste andaluse per questa tornata elettorale è stata esclusa Pilar Navarro, giovane brillante giurista vincitrice di molti premi internazionali, campionessa di pallacanestro ed eletta alle scorse regionali con record di voti. “In politica si perde troppo tempo con regolamenti di conti propri della mafia, e non parlo solo del Psoe”. Non solo.

Publico, il giornale progressista del miliardario trotkista Jaume Roures, ha chiuso da un giorno all’altro, senza preavviso, venerdì  4 febbraio. Aveva sostenuto Carme Chacon alle primarie del Psoe, poi ha vinto Rubalcaba. Una ragione sufficiente? L’anno passato aveva venduto in media 75mila copie, l’editore ha chiuso applicando le nuove regole sul lavoro che fino al giorno prima il suo giornale aveva combattuto. Licenziati, e basta. Quella settimana Roures, produttore di Woody Allen, era a Los Angeles per gli Oscar. Un uomo di sinistra. Non una polemica, non una parola da nessuno. Va così, e basta. Allora ecco che la discussione sui diritti civili, la scuola pubblica e la salute, il matrimonio gay e il divorzio breve diventano un lusso, e ora non c’è più nemmeno nessun giornale ad ospitarle. Più della metà dei giovani è senza lavoro. I cinquantenni vanno a lezione di norvegese per offrirsi come manodopera in quel paese, 500 persone in lista d’attesa in una scuola di Madrid. Fioriscono, sostenuti entusiasticamente dal governo, i “minijob” a 5 euro l’ora. I ragazzi coltivano l’indignazione come un’erba medicamentosa e incendiano i cassonetti nel centro delle città, il governo è molto preoccupato per la foto del rogo in prima pagina sul New York Times: un grave danno di immagine al paese.

Gli artisti e gli intellettuali cresciuti col socialismo sono alle prese con un complicato compito: spiegare, spiegarsi come tutto questo sia stato possibile nel volgere di pochi mesi. La grande discussione è attorno al tema della memoria: corta, cortissima, negata, rimossa. Un male sociale e culturale, la memoria corta degli spagnoli. A teatro è un fiorire di spettacoli sul tema del non so non ricordo. Saggi e romanzi narrano a profusione delle rimozioni collettive dalla guerra civile in avanti. Letterati e giornalisti discutono di come sia

stato possibile, per esempio, che l’opinione pubblica abbia liquidato come inevitabile la condanna a Baltasar Garzon, oggi inibito dallo svolgere le sue funzioni di magistrato. Garzon negli anni Ottanta e Novanta è stato un simbolo della nuova Spagna, un eroe. Altro che Guardiola. Ha messo sotto accusa Pinochet, i criminali franchisti, corruttori di ogni genere e latitudine, di passaggio anche Berlusconi all’epoca della Cinco, la tv iberica. Il Tribunale Supremo lo ha condannato per aver utilizzato intercettazioni telefoniche che non avrebbero dovuto essere registrate nell’ambito di un’indagine su una gigantesca rete di corruzione che riguarda il Ppe.

Una irregolarità di metodo. Nel merito, sintentizza Javier Cercas, autore  de I soldati di Salamina , “è stato  processato per aver cercato di fare quello che avrebbe dovuto fare lo Stato”. Fare giustizia di un sistema corrotto in modo atavico, cercare la verità sui crimini della  guerra civile. Esperanza Aguirre ha definito quello della condanna “un  giorno allegro per  la democrazia”. Javier Marias lo scrittore ha osservato dolente: “Sebbene  non tutto il Ppe sia  di estrema destra  né franchista quasi  tutti gli individui  franchisti e di  estrema destra sono nel Ppe, e lo votano. Si tratta  del partito  –  non so se tutti lo ricordano  – che ci governa e ci governerà per molto  tempo, tra l’altro  con maggioranza  assoluta”.  Da domenica  prossima proba bilmente anche in  Andalusia. La po polarità dei partiti  politici è al minimi  storici, il Ppe vince  le elezioni a massi mo livello di asten sione, il Barca vin ce la Liga. Si annuncia un match fra il Bingo di  Las Vegas e la sveglia alle sei di  Guardiola, partita silenziosa e  sotterranea. Anche questo è un  problema di immagine, a suo  modo. Di quale sia l’immagine  che la Spagna ha di sé.

Prima parteSeconda parte

Pubblicato su Repubblica.it

La controriforma spagnola che cancella Zapatero (parte 2)

I segnali indicano le consuete scorciatoie: il bingo, per esempio. Un bingo megagalattico, questa l’idea più brillante al momento. Mentre nelle scuole di Valencia manca il riscaldamento a gennaio e in quelle di tutta la Spagna si sciopera per i tagli, pesantissimi, all’istruzione Esperanza Aguirre e Artur Mas, rispettivamente presidenti della comunità di Madrid e di quella catalana, si contendono la costruzione nel loro territorio di Eurovegas, la nuova mecca dei casinò. Il magnate di Las Vegas Shelson Adelson gioca con loro come il gatto coi topi: rilascia interviste in cui batte all’asta fra le due capitali il suo investimento  –  “sono qui con 17 mila milioni di euro, chi li vuole?”  –  e chiede in cambio esenzione assoluta dalle leggi spagnole in materia di fisco, lavoro, ambiente, urbanistica. Persino dalla legge sul fumo nei locali pubblici. Dice, in  sostanza: arrivo coi soldi ma faccio a modo mio. Le mafie, di cui la Spagna è gradita filiale estera, sono in vigile speranzosa attesa. I signori degli appalti e subappalti in grandi manovre.

Tagliare in istruzione e sperare nei proventi dei casinò mandando i cittadini a giocare alla roulette non è esattamente un modello di sviluppo lungimirante né generoso. Non la cultura ma la fortuna, ecco cosa ci serve, e pazienza per le generazioni che verranno. Allo stesso modo Barcellona, che vent’anni dopo ancora campa sulla visionaria oculatezza del suo modello olimpico, ripone oggi le principali speranze di crescita turistica sul Mobile World congress, il congresso mondiale della telefonia cellulare che si farà qui fino al 2018, settantamila turisti d’affari che in tre giorni muovono 300 milioni di euro, un fine settimana lungo in cui eserciti di manager soprattutto orientali mangiano paella e comprano a  due soldi le case che le banche mettono in vendita sottocosto, dopo averle sequestrate a chi  – migliaia e migliaia di persone  –  non poteva più pagare il mutuo.

In questi giorni lo spettacolo della città la mattina presto sembra il set di un film di Almodovar, una scena da titoli di testa. Nugoli di cinesi in cappotto di cache mire incrociano al semaforo centinaia di bambini che vanno a scuola per mano ai genitori. Tutti i cinesi portano la ventiquattr’ore. Tutti i bambini la maglia di Messi. Tutti, come per una occulta regia. Il Barca, e il calcio in generale, è del resto l’unica risorsa nazionale indiscussa. Favorisce l’export, persino. I manager asiatici chiedono biglietti al Nou Camp come benefit della trasferta, il presidente della Generalitat chiude affari miliardari in Marocco promettendo un posto fisso in tribuna ai membri del governo. Pep Guardiola, l’allenatore della squadra catalana, è eroe nazionale. Un modello, lui sì.

“Mi sveglio ogni mattina alle sei con un impegno per la giornata. Provo a realizzarlo, ogni giorno, senza lasciare che niente mi distragga dal lavoro che ho da fare entro sera. A volte penso che se ogni spagnolo

facesse la stessa cosa sarebbe diverso. Non vedo le mie figlie crescere. Mi domando quanto valga la pena remare contro la corrente”. E’ questa, ha detto giorni fa a un suo fraterno amico, la ragione per cui Pep medita di lasciare: non tanto né solo per ragioni sportive, soprattutto per questa. La fatica di remare contro corrente. Perché in effetti: come può essere lo stesso paese quello in cui i bambini (e i loro genitori) venerano come un mito un uomo schivo e soberrimo e il paese in cui il genero del Re –  del Re! – replicando un modello di comportamento diffuso è sotto processo per false fatturazioni, sospettato di essersi arricchito chiedendo soldi in cambio di servizi mai resi dalla sua società?

Prima parteTerza parte

Pubblicato su Repubblica.it