La controriforma spagnola che cancella Zapatero (Parte 3)

Così fan tutti, lo ha esposto in chiaro Francisco Camps, presidente della comunità valenciana  anche lui sotto accusa per traffici illeciti col genero del Re: se ti chiama per proporti un affare qualcuno che ha molti soldi e molto potere come fai a chiudergli la porta in faccia? Il caso Eurovegas è lì a dimostrarlo. Se poi ti chiama Iñaki Urdangarin, duca di Palma, marito dalla figlia di Juan Carlos, puoi forse questionare? Ecco, il modello. Puoi anche chiedere sacrifici, ai cittadini, ma devi indicare una meta, se possibile diversa dal tavolo verde. Devi combattere la corruzione, scrivere leggi giuste per il bene comune. Questo dice il sindacato che si prepara alla sciopero generale. Questo dicono i lavoratori senza lavoro, rabbiosi, i giovani indignati e gli studenti che con la loro astensione dal voto hanno determinato la vittoria del Ppe. “Non ha vinto il Ppe, ha perso il Psoe”, lo dicono gli editorialisti sui giornali e i baristi alla macchina del caffè. Dalle liste progressiste andaluse per questa tornata elettorale è stata esclusa Pilar Navarro, giovane brillante giurista vincitrice di molti premi internazionali, campionessa di pallacanestro ed eletta alle scorse regionali con record di voti. “In politica si perde troppo tempo con regolamenti di conti propri della mafia, e non parlo solo del Psoe”. Non solo.

Publico, il giornale progressista del miliardario trotkista Jaume Roures, ha chiuso da un giorno all’altro, senza preavviso, venerdì  4 febbraio. Aveva sostenuto Carme Chacon alle primarie del Psoe, poi ha vinto Rubalcaba. Una ragione sufficiente? L’anno passato aveva venduto in media 75mila copie, l’editore ha chiuso applicando le nuove regole sul lavoro che fino al giorno prima il suo giornale aveva combattuto. Licenziati, e basta. Quella settimana Roures, produttore di Woody Allen, era a Los Angeles per gli Oscar. Un uomo di sinistra. Non una polemica, non una parola da nessuno. Va così, e basta. Allora ecco che la discussione sui diritti civili, la scuola pubblica e la salute, il matrimonio gay e il divorzio breve diventano un lusso, e ora non c’è più nemmeno nessun giornale ad ospitarle. Più della metà dei giovani è senza lavoro. I cinquantenni vanno a lezione di norvegese per offrirsi come manodopera in quel paese, 500 persone in lista d’attesa in una scuola di Madrid. Fioriscono, sostenuti entusiasticamente dal governo, i “minijob” a 5 euro l’ora. I ragazzi coltivano l’indignazione come un’erba medicamentosa e incendiano i cassonetti nel centro delle città, il governo è molto preoccupato per la foto del rogo in prima pagina sul New York Times: un grave danno di immagine al paese.

Gli artisti e gli intellettuali cresciuti col socialismo sono alle prese con un complicato compito: spiegare, spiegarsi come tutto questo sia stato possibile nel volgere di pochi mesi. La grande discussione è attorno al tema della memoria: corta, cortissima, negata, rimossa. Un male sociale e culturale, la memoria corta degli spagnoli. A teatro è un fiorire di spettacoli sul tema del non so non ricordo. Saggi e romanzi narrano a profusione delle rimozioni collettive dalla guerra civile in avanti. Letterati e giornalisti discutono di come sia

stato possibile, per esempio, che l’opinione pubblica abbia liquidato come inevitabile la condanna a Baltasar Garzon, oggi inibito dallo svolgere le sue funzioni di magistrato. Garzon negli anni Ottanta e Novanta è stato un simbolo della nuova Spagna, un eroe. Altro che Guardiola. Ha messo sotto accusa Pinochet, i criminali franchisti, corruttori di ogni genere e latitudine, di passaggio anche Berlusconi all’epoca della Cinco, la tv iberica. Il Tribunale Supremo lo ha condannato per aver utilizzato intercettazioni telefoniche che non avrebbero dovuto essere registrate nell’ambito di un’indagine su una gigantesca rete di corruzione che riguarda il Ppe.

Una irregolarità di metodo. Nel merito, sintentizza Javier Cercas, autore  de I soldati di Salamina , “è stato  processato per aver cercato di fare quello che avrebbe dovuto fare lo Stato”. Fare giustizia di un sistema corrotto in modo atavico, cercare la verità sui crimini della  guerra civile. Esperanza Aguirre ha definito quello della condanna “un  giorno allegro per  la democrazia”. Javier Marias lo scrittore ha osservato dolente: “Sebbene  non tutto il Ppe sia  di estrema destra  né franchista quasi  tutti gli individui  franchisti e di  estrema destra sono nel Ppe, e lo votano. Si tratta  del partito  –  non so se tutti lo ricordano  – che ci governa e ci governerà per molto  tempo, tra l’altro  con maggioranza  assoluta”.  Da domenica  prossima proba bilmente anche in  Andalusia. La po polarità dei partiti  politici è al minimi  storici, il Ppe vince  le elezioni a massi mo livello di asten sione, il Barca vin ce la Liga. Si annuncia un match fra il Bingo di  Las Vegas e la sveglia alle sei di  Guardiola, partita silenziosa e  sotterranea. Anche questo è un  problema di immagine, a suo  modo. Di quale sia l’immagine  che la Spagna ha di sé.

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Pubblicato su Repubblica.it

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