Inviare un curriculum vitae: gli errori da evitare

Avrai letto dozzine di guide su cosa fare per migliorare il tuo cv, per trovare lavoro, per affrontare con successo un colloquio. Eppure, assicurano i selezionatori di personale, spesso i curricula che vengono inviati sono pieni di pratiche esemplari… da evitare! Sebbene spesso si tratti di cose abbastanza ovvie, ecco, senza nessun ordine di gravità, un piccolo elenco degli errori più comuni.

Nota per il lettore: se ti dovessi riconoscere con quello che stai leggendo, non buttarti giù, ma cogli l’occasione per rinnovarti e cambiare strategia! Ti aspettiamo qui per festeggiare insieme la tua nuova immagine! 🙂

Rispetta il tuo interlocutore

Il tuo tempo è denaro, vero? Bhé, sorpresa! Anche il tempo della persona che riceverà il tuo curriculum vitae via mail, insieme ad altre decine di mail che ogni giorno invadono la sua casella di posta, merita il tuo rispetto. Per conquistare l’attenzione del tuo interlocutore non basta mandare un mail del tipo:

Oggetto: CV
Corpo: Buongiorno, allego il mio cv per candidarmi alla posizione X come da annuncio Y.
Distinti saluti,

Tizio Caio

Questo è tutto quel che hai da dire? Credi che chi di dovere leggerà il tuo cv se con questa mail ciò che trasmetti è la sensazione di non esserti nemmeno preso la briga di scoprire a cosa si dedica l’azienda a cui hai inviato la tua candidatura? Il tuo obiettivo dev’essere quello di impressionare e far vedere (o per lo meno far intuire) ciò che vali, per quale posto di lavoro e perché. Sforzati di dimostrarlo.

“E perché dovrei sforzarmi io se comunque sono solo un numero?” Che dire? È vero, per le aziende un candidato è, almeno all’inizio, solo “uno in più” che manda il proprio cv, e proprio per questo bisogna evitare di commettere l’errore generalizzato di gettare la spugna prima di iniziare e rinunciare a giocarsi le proprie carte per emergere dalla massa. Non centrarti sugli errori degli altri, ma trova soluzione innovative e renditi unico. Il primo approccio, come detto, è l’invio della mail, curarne i dettagli può risultare fondamentale affinché tra decine (se non centinaia) di cv inviati per una posizione, il tuo venga letto.

Un ago in un pagliaio

A prima vista può sembrare un fattore di scarsa importanza, per è sempre meglio evitare di inviare il tuo curriculum vitae come allegato con un nome file del tipo cv.doc, cv.pdf, curriculum.doc, ecc. Nel tuo hard disk un file del genere può darsi che sia unico, però in quello del tuo interlocutore si perderà all’instante in una giungla! In poco tempo qualcun altro invierà la propria candidatura, allegando l’ennesimo cv.doc e questo si confonderà (o peggio, rimpiazzerà) con il tuo. Non essere un ago in un pagliaio. Come ti chiami? Ecco, usa il tuo nome, altrimenti localizzare il tuo cv il giorno dopo potrebbe essere una missione impossibile per la persona dedicata alla selezione del personale.

La prima impressione conta

Per una volta mettiamo da parte la filosofia e accettiamo la realtà, che ci piaccia o meno, la prima impressione conta. È quella che ci fornisce le prime informazioni sul nostro interlocutore, partendo dall’aspetto fino alle parole che usiamo per parlare di noi e agli altri. Funziona così in tutti gli ambiti sociali, un colloquio di lavoro non è una situazione diversa, per questo si suppone che per il colloquio ti prenda cura della tua immagine. Vestiti bene, ben pulito e non trasandato (non ha molto senso presentarsi elegante, con una camicia e una giacca che sembrano essere appena stati tirati fuori da uno zaino da trekking, il ferro da stiro ti assicuro che non morde!), schiena dritta (la postura dice molto più di quello che credi, soprattutto a persone attente anche a questi dettagli) e pronto a mettercela tutta. Comunque ricorda che se non usi lo stesso impegno con il cv che stai per inviare per presentare la tua candidatura, dovrai stirare poche camicie, perché difficilmente ti chiameranno!

Il curriculum vitae è la tua prima possibilità di far vedere di cosa sei capace ma soprattutto quali esperienza hai già accumulato. C’è molta gente che si limita a esportare un cv da un potale dedicato al lavoro, semplicemente cambiando i dati, spesso non preoccupandosi del formato o, peggio, senza prestare troppa attenzione agli errori ortografici.

Non usare un modello di cv che tutti già usano, sforzati ad essere creativo, organizzato e fai qualcosa che conferisca professionalità al tu curriculum. In altre parole, dedicagli il tempo necessario affinché risulti attraente. Se non curi questi dettagli sin dal primo momento non arriverai molto lontano perché ci sarà sempre qualcun altro che invece raccoglierà i frutti del proprio lavoro. E per quel che riguarda il tuo cv, mi spiace ma… <delete>…

Non essere come gli altri

Credi di essere come gli altri o di poterti differenziare in qualcosa? Per un’azienda che riceve 100 cv al giorno, la monotonia (per quanto riguarda le candidature ricevute) è all’ordine del giorno, e l’unico modo per rompere questo incantesimo è permettergli di trovare, tra la montagna di curricula ricevuti, la super star. Per questo ti raccomando di non essere come gli altri, rischia se necessario, ma cerca di differenziarti.

Non mandare un cv con le solite frasi trite e ritrite. Racconta quel che hai fatto, ciò che ti rende migliore o più adatto per quella specifica posizione, i traguardi che già hai raggiunto, come hai fatto crescere l’azienda per la quale lavoravi o, meglio ancora, dimostralo. Non mandare la stesso cv per tutti i posti in cui ti candidi, adattalo sempre per catturare l’attenzione di diversi interlocutori e per soddisfare le necessità dell’azienda per la quale vorresti lavorare. Attenzione, non ti sto dicendo di esagerare, ma di sottolineare quanto è importante.

Riassumendo, non inviare un cv che potrebbe essere di chiunque. Il tuo curriculum dev’essere il tuo marchio di fabbrica personale.

L’Odissea l’ha già scritta Omero

Mettiti nei panni di chi riceverà il tuo cv. Immagina: è giovedì, ha fame e tra poco andrà in pausa pranzo, apre il file del tuo cv… quante pagine saresti in grado di leggere in una situazione del genere? Poche, non credi? Un’unica pagina sarebbe ideale, ma sappiamo bene che è quasi impossibile riuscire a riassumere tutto in una sola pagina. Ma se riuscire in questo intento è davvero duro, francamente superare le due pagine credo sia un crimine. In realtà quello che davvero è importate può essere tranquillamente inserito nello spazio di due pagine. Del resto, se racconti tutto nel tuo cv, di cosa parlerai nel colloquio?

La persona che lo leggerà dovrebbe poter tenere il tuo cv tra le mani e in 20 secondi riconoscere che sarai tu chi metterà le ali al dipartimento, che risolverà i problemi e aumenterà i guadagni.

Evita di raccontare la tua vita, parla piuttosto di quel che potrebbe attirare l’attenzione del tuo interlocutore, dei progetti interessanti ai quali hai partecipato e lascialo con la voglia di saperne di più la settimana prossima, quando ti convocherà per un colloquio.

Non stiamo parlando di un telegramma

Ok, non è necessario scrivere un romanzo, ma sebbene sia buona pratica quella di essere diretti e concisi, questo non significa inviare un cv così striminzito da non raccontare nulla di te, o peggio che lasci dei dubbi su quello che hai fatto, sulle tecnologie con le quali hai lavorato o su quali erano le tue responsabilità.

La chiave è lasciare i selezionatori di personale con la voglia di vederti per saperne di più, non lasciarli perplessi del perché hai inviato la tua candidatura. Non essere ambiguo, sii concreto e completo allo stesso tempo.

Cerchiamo un SEO non un CEO

Assicurati di iscriverti alle offerte che realmente si adattano al tuo profilo professionale. Se vai a fare shopping non compri quei vestiti che sai che non ti stanno bene, vero? Presti attenzione ai colori, alla taglia, ecc. Qui stiamo parlando della stessa cosa, non perdere tempo, ti risparmierai anche il rischio di sembrare ridicolo inviando il tuo cv per una posizione dove evidentemente non hai possibilità di partecipare al processo di selezione. Per un neolaureato non ha molto senso mandare la propria candidatura per un’offerta che specifica “minimo 10 anni di esperienza nel settore”.

Leggi la descrizione del posto di lavoro. Rileggila bene e assicurati che stiano cercando proprio te. Non è molto professionale inviare una candidatura e dare l’impressione di non aver prestato attenzione all’annuncio, questo potrebbe farvi finire in una “black list” e pregiudiucarvi per future offerte più adeguate al vostro profilo.

Insieme al cv è consigliabile inoltre inviare una lettera di presentazione, sempre e comunque personalizzata e che richiami l’attenzione. Trasmetti entusiasmo e professionalità, come per il cv, anche la lettera di presentazione può dire molto di te, e quindi valgono le stesse regole, non è necessario iniziare raccontando di quando a cinque anni…




Ok, questi erano soltanto alcuni consigli su cosa evitare quando invierai un curriculum vitae. Iniziare correggendo questi piccoli errori, limando i dettagli, può essere un’ottimo punto di partenza. Ricordati, ognuno di noi è unico, anche il cv deve esserlo. Nulla di difficile in tutto questo, usa il buon senso e non lasciare che la necessità di trovare un lavoro ti confonda: meglio la qualità alla quantità. Cura i dettagli, presta attenzione al tuo interlocutore e non trascurare la tua immagine, perché la porterai sempre con te. Se ti va lascia un commento e racconta le tue esperienza con colloqui e processi di selezione!

Impressionante tormenta estiva a Barcellona

La maledizione del fine settimana continua… e si supera! Fedele alle tendenze di quest’anno, Barcellona ha vissuto un’altra settimana di sole “in orari da ufficio”, splendente quasi tutti i giorni da lunedì a venerdì, latitante nel fine settimana.

Questo sabato, 30 luglio 2011, però il meteo nella capitale catalana è stato l’assoluto protagonista. Infatti un’impressionante temporale si è scaricato su Barcellona e sulla sua area metropolitana. Un autentico nubifragio ha inondato strade, cantine e persino le stazioni metro, costringendo ad attivare il piano di emergenza. La forte pioggia ha obbligato a interrompere il servizio di treni a Mataró, dove si è dovuto evacuare i passeggeri di vari convogli. In appena 20 minuti sono piovuti ben 70 libri di pioggia per metro quadrato. Migliaia di case sono rimaste senza luce elettrica, diverse strade e autostrade sono state colpite dall’inondazione, l’aeroporto è stato chiuso, moltissimi anche gli alberi colpiti da fulmini e danni sono stati causati infine anche dalle violente raffiche di vento. Il risultato: un’intera città paralizzata dalla pioggia!

Qualcuno di voi era in città? Volete raccontare la vostra “tormenta perfetta” nei commenti?

Molestie sul posto di lavoro. Quando è mobbing?

Si definiscono molestie sul posto di lavoro quei comportamenti continuati che minano la morale del lavoratore, facendigli perdere la propria autostima, sottomentendolo ad un processo di isolamento che lo degrada.

Si calcola che un 5% dei lavoratori spagnoli hanno sofferto delle moslestie sul posto di lavoro in alcune occasioni, secondo la Encuesta Nacional de Condiciones de Trabajo (Indagine Nazionale sulle Condizioni di Lavoro), e in particolare si evidenzia come in un caso su tre siano i propri colleghi di lavoro i responsabili delle molestie.

Si parla molto di mobbing sul posto di lavoro, pero non tutti sono in gardo di distinguere quali comportamenti possono essere considerati come molestie e quali invece sono semplicemente mancanza di educazione, eccesso di confidenza o negligenza. Ecco alcune indicazioni per come distinguere i vari comportamenti.

Sono molestie sul posto di lavoro:

Ignorare o isolare in modo abituale un lavoratore, disprezzarne le capacità o allontanarlo dalla sue funzioni.

Scherzi o soprannomi sgradevoli reiterati in modo abituale.

Le minacce o le intimidazioni ripetute.

Assegnare lavori assurdi o al di sotto delle competenze del lavoratore. Ordinare ad un ingegnere informatico di cambiare una lampadina potrebbe essere considerato mobbing.

Gridare costantemente con la finalità di intimorire o innervosire il lavoratore.

Non sono molestie sul posto di lavoro:

Un grido isolato in un momento di tensione.

L’eccesso di lavoro. Se il carico di lavoro è giustificato, l’orario di lavoro può essere allargato occasionalmente.

I lavori monotoni o noiosi.

Avere un capo ossessivo. Potrà controllare il tuo lavoro una o mille volte, ma non si tratta di un caso di molestia.

Gli scherzi. Se non sono umilianti, fanno parte di quelle situazioni che si producono normalmente sul luogo di lavoro.

La mancanza di buone relazioni. Ci sono persone con le quali non si andrà d’accordo, ma questo non è motivo di mobbing sempre che le relazioni non si convertano in un maltrattamento.

E tu, hai mai subito o pensi di aver subito delle molestie sul posto di lavoro? Lascia un commento e condividi con gli altri utenti la tua esperienza.

Trovare lavoro con Google+

Avete provato con le agenzie, risposto ad annunci sul giornale, visitato mille siti di offerte di lavoro (chissà proprio per questo siete qui ora!) eppure ancora passate i vostri lunedì mattina a sorseggiare caffé sul divano di casa (che lusso!)… forse è il momento di essere più proattivi e provare a usare una nuova risorsa come Google+ per cercare lavoro!

Sebbene Google+ non abbia ancora raggiunto una audience ampia in termini assoluti rispetto a social media quali Twitter o Facebook, sembra abbia invece già fatto presa sugli utenti dal profilo più tech (avendo comunque già raggiunto la ragguardevole cifra di 20 milioni di utenti totali). Personalità con una certa influenza e presenza online, innovatori tecnologici, nativi digitali, ecc. sono tutti presenti su Google+. Capire questo potenziale significa avere accesso alla possibilità di entrare in contatto con persone e idee in tutto il mondo, anche a livello lavorativo. Con un numero sempre crescente di profili legati al mondo web, Google+ è un ottimo posto in cui mostrare di possedere esperienza o conoscenza in un determinato settore e/o imparare dagli altri. Usare Google+ per cercare (o meglio, trovare) un lavoro, può essere un nuovo strumento digitale da aggiungere a quelli di cui già disponiamo. Ecco alcuni consigli su come cercare lavoro tramite Google+:

Dichiarare la propria disponibilità

Questo sono significa sbandierarlo ai quattro venti, ma potreste per esempio menzionarlo nella sezione “about” sul vostro profilo Google+. Oppure, se preferite essere più diretti, potete dichiararlo pubblicamente con un post in cui annunciate che siete alla ricerca di una nuova sfida professionale. Se scegliete quest’ultima opzione, il mio consiglio è che siate il più originali possibile, cercando di comunicare le vostre capacità e dimostrare valore piuttosto che pregare che qualcuno vi offra un lavoro.

Organizzare i contatti in cerchie

Le cerchie sono la chiave per sfruttare al meglio le potenzialità di Google+ poiché forniscono la possibilità di controllare a chi stiamo mostrando un determinato contenuto. Nel momento in cui utilizzate Google+ per cercare lavoro o comunque per introdurvi professionalmente a un nuovo contatto, dovrete fare attenzione a quale tipo di contenuti state dando l’accesso, poiché un potenziale datore di lavoro/partner commerciale potrebbe non essere interessato alle vostre foto delle vacanze o a vedervi ballare sbronzi su un tavolo alla festa di addio al celibato del vostro miglior amico. Dividere i contatti in cerchie ben organizzate, del tipo “amici”, “famiglia”, “lavoro”, “club di ramino”, potrebbe aiutare.

Se poi siete iper-organizzati e decidete di creare una sorta di database dividendo i contatti lavorativi in cerchie tematiche, potreste persino condividere con i contatti presenti in ognuna delle varie cerchie diverse “versioni” di voi, facendo conoscere gli aspetti più specifici e mirati al vostro scopo ad ogni diversa cerchia, sempre tramite post o contatto diretto.

Organizzare un hangout

Gli “hangouts” (video chat o video chiamata) sono la funzione più innovativa di Google+, oltre che uno strumento potenzialmente diromente per creare connessioni e ponti per future collaborazioni. Sempre se ben sfruttati, ovviamente… Con questo voglio dire che organizzare un hangout su Google+ per implorare un lavoro o gridare al mondo che siete alla ricerca di impiego non credo sia il modo migliore di usare questo strumento. Piuttosto uno modo alternativo e forse più costruttivo può essere quello di organizzare un hangout invitando contatti influenti in un certo settore per discutere di un argomento in concreto, di modo da avere la possibilità di mettere in mostra le vostre conoscenze in una situazione rilassata e che potrebbe essere il seme che darà poi luogo a successive conversazioni con un più alto potenziale rispetto alla ricerca di lavoro. Dimostrare le vostre conoscenze, creare connessioni, scambiare idee e opinioni con professionisti del vostro settore, potrebbe aprirvi un sacco di porte. Del resto crearsi un contatto diretto è il modo migliore per accedere a certi ambienti e il discorso vale anche per il mondo del lavoro.

Condividete e seguite gli esperti più rilevanti

Il primo passo da fare per costruirvi una certa reputazione online e dimostrare di essere un esperto nel vostro settore è quello di condividere contenuti rilevanti, interessanti e utili, dare la vostra opinione e segnalare fonti e risorse che potrebbero interessare anche gli altri contatti di quella specifica cerchia.
Inoltre questo è anche un ottimo modo per restare aggiornati su quel che succede nel vostro settore anche quando non siete direttamente coinvolti in un progetto o non state lavorando. Dimostrare entusiasmo e passione verso qualcosa è il biglietto da visita più convincente che potreste presentare.

Buona ricerca di lavoro con Google+, se vi va condividete nei commenti le vostre esperienze e i vostri consigli!

Spagnoli e italiani, gli europei che più pagano un conto corrente

Gli spagnoli sono tra i cittadini dell’Unione Europea che più pagano per il normale uso di un conto corrente, un totale di 178 euro, una tariffa media superata soltanto dall’Italia (dove un conto corrente in media ha un costo di 253 euro annui). Il costo medio di un conto corrente nell’Unione Europea è di 111 euro, con un minimo di 27 euro rappresentato dai consumatori bulgari.

La Commissione sta pensando di obbligare per legge le entità finanziare ad informare in modo trasparente i propri clienti in merito alle commissioni che vengono applicate, dopo aver visto fallito il tentativo di autoregolamentazione del settore.

In media oggi un consumatore spagnolo paga 178 euro per l’uso di un normale conto bancario. Un consumatore bulgaro paga 27 euro. Sappiamo che ci sono differenza di potere d’acquisto, pero questo non basta a spiegare tutto, né a giustificarlo”, ha detto questo lunedì il commissario di Servizi Finanziari, Michel Barnier, in conferenza stampa.

Esistono problemi di terminologia. Gli stessi tipi di costi non vengono designati allo stesso modo dentro di uno stesso paese, così che i consumatori non sanno quello che stanno pagando né il perché. Non possono comparare le diverse offerte nel mercato né ottenere i vantaggi normali di una sana concorrenza”, ha denunciato.

L’Esecutivo comunitario già un anno fa chiese alle banche che sviluppassero, in cooperazione con le associazioni dei consumatori, un codice di condotta per dare informazioni “standardizzate” e “comprensibili” ai clienti sulle commissioni. Però “la risposta del settore bancario non è stata all’altezza”. “Sono deluso”, ha continuato Barnier.

Il settore finanziario ora dispone di altri due mesi, fino alla metà di settembre, per migliorare la propria offerta. “Se questa proposta non sarà all’altezza, attueremo per vie legislative per obbligare il settore bancario alla trasparenza sulle commissioni”, ha minacciato il commissario dei Servizi Finanziari.

Accesso a un conto corrente

La Commissione ha chiesto inoltre agli stati membri che prendano le misure necessarie per garantire che le banche offrano a tutti i cittadini un conto corrente basico “a prezzi accessibili”, indipendentemente dal paese di residenza o dalla situazione finanziaria. Bruxelles tornerà a valutare la situazione tra un anno, e se non ci saranno progressi, legifererà in materia.

Attualmente 30 milioni di consumatori dell’Unione Europea maggiori di 18 anni non hanno un conto corrente presso una banca. Di questi, si calcola che tra 6 e 7 siano in una situazione tale perché l’istituto finanziario al quale si sono rivolti ha rifiutato la loro richiesta.